mercoledì 27 novembre 2019

ANTROPOLOGIA

GLI AMBIENTI E I MODI DI ADATTAMENTO

L'ADATTAMENTO ALL'AMBIENTE
La specie umana si è sempre differenziata in forme sociali distinte per adattarsi alla varietà delle situazioni climatiche e ambientali sviluppando modi diversi di vivere, attraverso il lavoro. 
La forma di adattamento più antica è quella basata sulla caccia, la pesca e la raccolta di prodotti dalla terra, tipica delle società acquisitive. Queste comunità esistono ancora oggi, ma in una ridotta percentuale; quelle attuali sono strutturate in piccole "bande", caratterizzate proprio dal fatto di vivere in piccoli gruppi. 

LA RIVOLUZIONE AGRICOLA
La rivoluzione agricola è stata il cambiamento che ha segnato la nascita di nuove forme sociali. Essa consiste nella "scoperta" di tecniche per addomesticare le piante e gli animali. Le conseguenze più importanti che ha comportato sono: 
-cambiamenti della nutrizione;
-nascita delle città e della diversificazione sociale;
-l'invenzione di tecnologie. 
Quasi tutte le civiltà mondiali sono nate come popoli agricoltori, in grado di comprendere i cicli stagionali, programmare e suddividere precisamente il lavoro. 

LA CRISI DELL'AGRICOLTURA E DELLE SOCIETÀ' CONTADINE
In alcune parti del mondo, un radicale cambiamento sociale, avvenne quando, grazie alle nuove tecnologie, nacque l'agricoltura industriale. Il calo della manodopera nell'agricoltura, fece sorgere le società industrializzate, dove prevalevano le attività di fabbrica, commercio e trasporti. In altre parti del mondo, questo cambiamento, provocò la fuga dei contadini impoveriti verso le città. 
Una conseguenza della rivoluzione agricola fu la nascita della pastorizia ovvero l'allevamento animale in ambiente naturale, che prevedeva quindi lo spostamento. 

ANTROPOLOGIA

DIVERSITÀ' E UNITA' DELLA SPECIE UMANA

GLI STUDI GENETICI SULL'ORIGINE DELL'UOMO


A partire dalla metà del XVIII secolo si è giunti alla conclusione che gli uomini appartengono ad un'unica specie, producono tutti cultura e parlano lingue che hanno una struttura simile. Tale unità è stata dimostrata dagli studi del DNA e dei geni, portatori delle informazioni base dello sviluppo del nostro organismo.
Grazie a queste ricerche è stato possibile ricostruire la storia dell'uomo dalle origini, permettendo di dimostrare come, tutte le popolazioni derivino dalle migrazioni dell'Homo sapiens sapiens e smembrare quindi la nozione di "razza". 



LA SPECIFICITÀ' DEL LINGUAGGIO UMANO
Alla base della cultura umana vi è la capacità di comunicare, ovvero di creare segni sonori o visivi che rispondono ad un codice condiviso da tutto il gruppo. 
A differenza del linguaggio animale, quello umano, è semanticamente universale e infinitamente producibile. 
Studiando lingue anche molto lontane, sono state notate somiglianze che ipotizzano una comune discendenza. La teoria delle famiglie linguistiche ha dato un importante contributo all'unità della specie umana, ed ebbe poi un ulteriore rafforzamento grazie alla teoria delle superfamiglie linguistiche. All'interno di questi studi sono stati trovate delle prove che manifestano il fatto che le differenze linguistiche dipendono da leggi di variazione costanti, legate alle migrazioni, agli incontri di popolazioni e alla morte delle lingue.


LA DIVERSITÀ' DELLE CULTURE 
Come le lingue, anche le culture non sono statiche, bensì variano continuamente a causa dei rapporti e degli scambi con le altre, che negli ultimi anni sono stati favoriti dal progresso tecnologico. 

martedì 26 novembre 2019

SOCIOLOGIA

LE FORME DELLA STRUTTURA SOCIALE 
L'ISTITUZIONE
L'istituzione è l'insieme dei modelli di comportamento che si sono cristallizzati in ruoli all'interno della società e che sono diventati un fatto, un obbligo e una necessità.
Un'istituzione sociale può essere anche il tabù: una norma oggettiva trasmessa di generazione in generazione. Le istituzioni di questo tipo sono molte, il matrimonio, il rito religioso, la buona educazione, e in ognuna delle quali emerge il carattere vincolante dei comportamenti istituzionalizzati. L'istituzione è quindi un sistema di comportamenti che gli individui di una certa società percepiscono come vincolanti.
Quando parliamo di comportamenti vincolanti, ci riferiamo all'esistenza di un contenuto normativo delle istituzioni sociali: non importa se è un obbligo giuridico, morale o una regola di buona educazione, si parla sempre di norme o regole, che l'individuo tiene in considerazione per sapere come agire. Le norme sono accompagnate dalle sanzioni, che sono un apparato che agisce in modo da controllarne e tutelarne il rispetto.

IL GRUPPO SOCIALE 
Un insieme di persone che interagiscono tra di loro in modo strutturato è qualcosa in più di una semplice moltitudine: il carattere strutturato della loro interazione le rende un aggregato stabile, ovvero una figura sociale riconoscibile.
Secondo la definizione di Robert Merton, il gruppo sociale è un insieme di persone che interagiscono tra loro in modo strutturato, sentono di appartenere a quel gruppo, sono percepite dagli altri come appartenenti a quel gruppo.
Una definizione diversa da quella del gruppo, sono le categorie sociali, ossia insiemi di persone definite da qualche carattere che tali persone hanno in comune, non da un rapporto reciproco reale, ma anche le folle, che si distinguono dai gruppi perché mancano di collaborazione.
I gruppi possono differire in funzione della dimensione, dell'intensità degli affetti coinvolti, della rigidità della struttura interna e anche dell'esistenza di legami più o meno personali.
I gruppi si distinguono in:
-gruppi primari: costituiti da un piccolo numero di persone con ruoli molto flessibili e con rapporti che coinvolgono l'affettività e la personalità;
-gruppi secondari: vasto aggregato di persone con rapporti spersonalizzati e governati da regole rigidamente strutturate.
La distinzione tra questi due gruppi non è, però, sempre netta perchè è possibile che il gruppo presenti, nello stesso tempo, aspetti che lo assimilano ai gruppi primari ed altri ai gruppi secondari.

LE ORGANIZZAZIONI
I gruppi secondari vivono sulla massima istituzionalizzazione, processo che tocca i suoi vertici quando un gruppo di persone ricorre ad un'organizzazione rigida ed efficiente per raggiungere lo scopo che è stato prefissato. Le organizzazioni sono, dunque, gruppi secondari che si conformano al modello di istituzionalizzazione dei comportamenti e standardizzazione dei ruoli. Le caratteristiche principali delle organizzazioni sono:
-un fine collettivo;
-una rigorosa divisione dei compiti;
-una formale attribuzione dei ruoli, anche detta razionalità dell'organizzazione.
Questa razionalità è proprio il tratto distintivo delle organizzazioni sociali.
I comportamenti, all'interno delle organizzazioni, si istituzionalizzano in funzione dello scopo dato e l'atteggiamento è razionale rispetto allo scopo. La diffusione delle organizzazioni è un aspetto tipico del mondo industrializzato: nella società industriale, infatti, la vita si svolge nel contesto di organizzazioni (ospedale, scuola, aziende).

LA BUROCRAZIA
La  burocrazia è l'insieme di principi organizzativi  su cui  si basano le organizzazioni. La burocrazia non è un tipo di organizzazione, ma il modello a cui si ispirano tutte le forme di organizzazione esistenti. 
I caratteri comuni che contraddistinguono le organizzazioni burocratiche sono:
-la divisione stabile dei compiti;
-un sistema razionale di competenze tecniche;
-una precisa struttura gerarchica;
-la presenza di alcune aree di giurisdizione prestabilite;
-un personale impiegato professionalmente e appositamente stipendiato;
-un'etica dell'obbiettività.
L'organizzazione, tramite questi caratteri, riesce a raggiungere lo scopo con il minimo sforzo: infatti si parla di razionalità rispetto allo scopo. 

La burocrazia può essere applicata a qualunque ambito, e come affermò Weber: "l'unica alternativa alla burocrazia sarebbe il dilettantismo".  

I MOVIMENTI SOCIALI 
All'estremo opposto delle organizzazioni sociali burocratiche formali, vi sono i movimenti sociali, che possono ad esempio essere i partiti politici ovvero organizzazioni con una propria gerarchia interna. Questi, si chiamano movimenti sociali, perchè si affermano in virtù della mobilitazione che producono attorno ad esigenze di cambiamento. 
Le caratteristiche dei movimenti sono:
-essere un aggregato sociale;
-produrre il cambiamento in certi aspetti della società;
-rimanere estranei alla sfera dei rapporti sociali istituzionalizzati.
Solitamente essi sorgono da una situazione di insoddisfazione o di critica verso l'ordine già esistente. 
L'evoluzione del movimento si può riassumere in: 
-fermento sociale;
-eccitazione popolare spontanea;
-forma approssimativa del'organizzazione. 
Nel movimento è fondamentale la funzione del leader, da cui dipende la sopravvivenza del movimento stesso, che in seguito è sottoposto ad una graduale istituzionalizzazione.

lunedì 25 novembre 2019

SOCIOLOGIA

IL PROCESSO DI ISTITUZIONALIZZAZIONE


 QUANDO L'AZIONE SI OGGETTIVA

L'agire umano e le relazioni sociali, tendono a ripetersi secondo schemi sempre uguali, attraverso comportamenti abituali e standardizzati. Il processo di istituzionalizzazione sta alla base di tutte le posizioni sociali stabili.
Un'azione o una relazione stabilizzata, diviene un oggetto esterno all'individuo e indipendente da lui: si oggettiva, e quando queste azioni si oggettivano, diventano delle istituzioni.
Il mondo sociale si oggettiva, tramite il processo di cristallizzazione e da vita a:
-comportamenti istituzionalizzati;
-ruoli istituzionalizzati;
-funzioni istituzionalizzate;
-rapporti istituzionalizzati.
L'istituzionalizzazione è quella caratteristica del comportamento umano per cui ogni agire sociale manifesta una tendenza all'irrigidimento e all'oggettivazione. L'irrigidimento fa in modo che le relazioni sociali non debbano essere sempre ricostruite da zero, ed è quindi un principio di economia delle risorse e di potenziamento delle possibilità individuali. L'oggettivazione fa in modo che le formazioni sociali (modi di comportarsi) possano essere trasmesse di generazione in generazione e di conseguenza, instaurarsi come istituzioni della società. Questo avviene nel momento in cui il comportamento può essere trasmesso a chiunque come una realtà oggettiva e indipendente.

GLI EFFETTI DELL'ISTITUZIONALIZZAZIONE: RUOLI E POSIZIONI 
I comportamenti delle persone rappresentano le istituzioni e creano di conseguenza i modelli di comportamento. A seconda del posto che dobbiamo assumere all'interno delle situazioni, occupiamo una posizione sociale, o status dell'individuo. Essa può essere occupata da chiunque purché chi la occupa risponda ad alcuni requisiti minimali. Chi occupa una posizione sociale, ha dei compiti da assolvere, comportamenti a cui attenersi, ecc... e per indicare questo concetto si utilizza il termine status-ruolo. L'appartenenza ad una società ci offre dei modelli a cui noi dobbiamo uniformare il nostro comportamento, infatti noi ricopriamo giornalmente molteplici ruoli (figli, studenti), i quali però lasciano margine ad un' interpretazione personale, ma in fondo l'istituzionalizzazione prevede un complesso di azioni e relazioni programmate. 
L'istituzionalizzazione però consente anche all'individuo di agire, tramite un potenziamento delle possibilità individuali, che non sarebbe stato possibile senza a standardizzazione e unificazione dei comportamenti, in grado di far collaborare molti individui verso un obbiettivo comune. 

venerdì 1 novembre 2019

PEDAGOGIA

LE SCUOLE PER IL POPOLO

LE SCUOLE DI DOTTRINA CRISTIANA 
La prima scuola popolare gratuita fu fondata a Milano, da un prete comasco, Castellino da Castello ed era basata sulla dottrina cristiana: la formazione catechista era associata all'apprendimento della lettura e della scrittura. I docenti erano il priore, assieme a tre sottopriori, che insegnavano a leggere, scrivere e a mantenere il silenzio. La scuola, a Milano, si teneva nei giorni festivi durante il pomeriggio, e venivano insegnate le preghiere e le buone maniere.
Queste scuole di dottrina cristiana si diffusero molto nel nord Italia, mentre nel resto della penisola prevalse il modello romano, basato prevalentemente sul catechismo rispetto che sulla scrittura e lettura.

GIUSEPPE CALASANZIO E LE SCUOLE PIE


Le scuole Pie, organizzate dai padri scolopi, presentavano un modello più scolastico rispetto all'esperienza milanese; il percorso era infatti scandito in due livelli di quattro anni ciascuno. Ogni classe aveva un maestro unico e le classi arrivavano ad avere fino a 60/70 alunni, ma erano suddivise in:
-coloro che imparavano a leggere in lingua volgare;
-coloro che imparavano a scrivere in lingua volgare;
-coloro che imparavano la matematica.
Venivano insegnate anche le buone maniere e molto importante era il catechismo.


L'OPERA DI SILVIO ANTONIANO
Silvio Antoniano aveva una concezione del bambino, e dell'uomo in generale, prevalentemente negativa, per cui il bambino poteva essere educato ricorrendo a metodi severi. I bambini erano assimilati a piccoli adulti poiché egli era convinto che per crescerli correttamente, essi dovessero apprendere delle pratiche di vita da adulti.
Egli riteneva inoltre necessaria un'educazione differenziata secondo il genere: alle ragazze infatti occorreva insegnare meno e questo fece si che ci fu sempre una visione subalterna della donna, considerata debole per natura, intellettualmente inferiore all'uomo e incline al peccato, tornò quindi l'immagine di donna come creatura tentatrice.

LE SUORE ORSOLINE
Angela Merici si dedicò all'istruzione e all'educazione delle fanciulle, e proponeva un modello pedagogico amorevole, in cui era sottolineato il richiamo alla dolcezza.
Molto alto era il numero delle monache (di clausura principalmente),
poiché le famiglie, per conservare il patrimonio, sceglievano di far sposare una o due figlie, monacando le altre. Nei monasteri, prevaleva ovviamente l'educazione religiosa.
Più libere erano le ragazze povere, che però disponevano di una bassissima opportunità di educazione. Fu così che vennero fondate le prime scuole gratuite femminili, all'inizio del XVIII secolo, dove venivano insegnati la lettura, il catechismo e i lavori femminili. Le fanciulle erano abituate a tenere un contegno modesto, tenere gli occhi bassi, osservare il silenzio, camminare in modo composto e non lamentarsi. Nel 1687, Fenelon, sostenne che era giusto impartire alle ragazze un'istruzione più ampia.

"SENTIMENTO DEL'INFANZIA" E DISCIPLINAMENTO SOCIALE
Fino ad ora, la scuola recuperò i contenuti classici, vi era una concezione alquanto negativa dell'infanzia, e la realtà femminile rimase per molto subalterna.
Grazie però ad una nuova considerazione del bambino come soggetto dotato di significato proprio, vi fu una nuova attenzione e sollecitudine verso l'infanzia  che diede vita ad una sensibilità inedita. Questo sentimento non agisce solamente all'interno delle famiglie, bensì anche nell'educazione: si strutturarono delle regole ben precise e delle nuove istituzioni, in modo generalizzato.
Il bambino divenne così oggetto di un'azione mirata che portò ad una duplice conseguenza:
-l'approccio alla crescita infantile era caratterizzato da regole ben precise e collaudate;
-l'infanzia iniziò ad essere concepita come un'età da amare, curare, valorizzare e non solo da reprimere. 
Tra il XVII e XVIII secolo la famiglia iniziò a divenire il soggetto educativo per eccellenza, che venne però affiancata dalle "piccole scuole" che prevedevano un diverso itinerario educativo e scolastico per ciascuna tipologia di famiglia, e che nacquero per il bisogno degli adulti analfabeti di imparare almeno a leggere. La principale novità fu la nascita delle scuole elementari, destinate a coloro che non potevano conseguire un titolo di studio. La frequenza era flessibile e collegata al calendario agricolo, l'apprendimento spesso si fermava al primo stadio: la lettura.

JEAN-BAPTISTE DE LA SALLE E LA CONDUIT DES ECOLES CHRETIENNES 

Nella pedagogia di de la Salle venivano distinti due aspetti: la motivazione religiosa e la competenza didattica. Le sue "piccole scuole" seguivano pochi principi: la gradualità dell'apprendimento, l'educazione morale e l'accurata formazione dei maestri. Tale educazione fu accuratamente presentata nella conduite des ecoles chretiennes, documento di notevole importanza paragonabile alla ratio studiorum. In esso nulla era affidato al caso: i locali dovevano essere disposti in modo da non essere disturbati da rumori, le aule dovevano essere ben areate e i banchi dovevano essere disposti in modo razionale. L'orario era ben assortito e strutturato e l'insegnamento era simultaneo (rivolto a tutta la classe). Era fondamentale la regola del silenzio e l'obbiettivo era di far acquisire il rispetto per i principi morali e religiosi. 

PSICOLOGIA

L'INFLUENZA SOCIALE, LA "BANALITA' DEL MALE" E IL COMPORTAMENTO MALVAGIO CONFORMISMO E CONSENSO SOCIALE NELLA TEORIA DI ...